Il Life Cycle Assessment (LCA – trad. it.: “valutazione del ciclo di vita”) è una metodologia usata per analizzare e quantificare l’impatto ambientale di un prodotto, di un processo o di un servizio. Primariamente lo scopo dell’LCA è confrontare scenari diversi, ossia due o più alternative differenziate per materiali impiegati, per processi produttivi adottati, per modalità di impiego e fruizione, etc. e guidare in tal modo il processo decisionale, nella prospettiva dell’innovazione sostenibile.
La metodologia richiede la stima del consumo di risorse e delle emissioni complessivamente generate lungo tutte le fasi del ciclo di vita, dall’estrazione delle materie prime alla produzione, all’uso e allo smaltimento. Ciascuna analisi LCA può comunque definire i confini del sistema preso in considerazione in funzione delle finalità dello studio condotto, ed escludere ad esempio quelle fasi che sono identiche in tutti gli scenari esaminati. Specificatamente, nel progetto Be^2r, che intendeva studiare specifiche tecniche agronomiche e brassicole, si è stabilito di circoscrivere la valutazione alle sole fasi in campo (coltivazione di cereali e luppolo) e in stabilimento (approvvigionamento delle materie prime e processo di trasformazione in birra), con i rispettivi fabbisogni energetici, escludendo viceversa quelle successive (trasporto dallo stabilimento ai consumatori finali, refrigerazione e smaltimento).
I risultati delle analisi LCA sono espressamente riferiti alle ipotesi; ad esempio, per questo progetto, alle ipotesi sulle specifiche ubicazioni delle aziende agricole e del birrificio, sulle particolari tecniche agronomiche e gli specifici trattamenti in campo effettuati (in una data stagione scelta come riferimento) e sul processo di birrificazione adottato. Lo scopo del progetto Be^2r, infatti, non era fornire una stima assoluta dell’impatto ambientale associato alla produzione della birra, ma comparare le alternative agronomiche e brassicole incluse nello studio per quantificarne tale impatto rispetto allo scenario-base.
In accordo alle norme della serie ISO 1404x, che regola la valutazione del ciclo di vita del prodotto, per ciascun impiego di materia prima, ciascuna attività e ciascuna emissione l’impatto ambientale è stato espresso in relazione a più categorie, tra le quali il contributo al riscaldamento globale, l’ozonizzazione, il depauperamento delle risorse idriche, delle risorse di combustibili fossili, e di altri elementi non rinnovabili, ciascuno espresso con un’opportuna unità di misura. Per il riscaldamento globale l’unità di misura adottata è stata il kg di CO2 equivalente (le quantità emesse di ciascun gas serra sono state cioè convertite nelle corrispondenti quantità di anidride carbonica aventi il medesimo impatto sul riscaldamento globale). Abitualmente questa misura prende il nome di impronta di carbonio (carbon footprint).
Il LCA, tuttavia, non si limita a stimare la sola impronta di carbonio ma prende in esame ulteriori categorie, con una metodologia analoga. Ad esempio, l’ossidazione fotochimica (smog fotochimico) è stata valutata in termini di kg di composti organici volatili non metanici (Non-Methane Volatile Organic Compounds – NMVOC), il che significa che tutte le sostanze emesse vengono convertite in un'unità standard, basata sul loro contributo relativo alla formazione di smog fotochimico.
Grazie al fatto di valutare l’impatto ambientale del prodotto tenendo conto di un ampio spettro di dimensioni di analisi, l’LCA è in generale ritenuto uno strumento di valutazione ambientale più completo e dettagliato rispetto alla sola stima dell’impronta di carbonio.